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Capo Nord 2006
gg Data Partenza Arrivo Paesi km Parz. km Tot.
21 mer 19 luglio Stoccolma Stoccolma S (-N)
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Arrivo e sistemazione: Hostel http://www.langholmen.com/It/

la città fra i ponti

 

La notte ho dormito a “sprazzi”. Ero in ansia per i tempi stretti che avrei avuto il giorno successivo. Arrivare alla stazione di polizia di Bergen prima delle 15 era semplicemente un sogno. Ma io ero intenzionato ad andare a rompere le scatole a qualsiasi ora fossi arrivato. Anche le coincidenze dei due aerei che avrei dovuto prendere e la scelta dello scalo intermedio (Oslo oppure Copenhagen), mi davano da pensare. Infine, come e dove ci saremmo ricongiunti con Mario?

Alle quattro e mezzo di mattina, non riuscendo a dormire, mi alzo e mi metto a girare per la nave. Non trovo anima viva. Mi servo un caffè, utilizzando una macchinetta incustodita di un bar del piano “proletario” e lascio una moneta come risarcimento del “furto”. Mi faccio una “vasca” del piano dello struscio e godo l’assoluta “desertità”. Arrivo in fondo, al pub del casino, e mi sistemo, su una poltrona e un tavolino dove sbrigo alcune operazioni con carta, penna, mappe, cartoline.

Incominciano ad arrivare alla spicciolata alcuni mattinieri, mi passano accanto ed escono sul ponte all’aria fine. Dopo un po’ esco anch’io e ho così la possibilità di ammirare panorami stupendi. La rotta, infatti, nelle ultime ore di tragitto prevede il passaggio accanto a un numero infinito di isole e isolette della costa svedese. In realtà, si potrebbe far terminare il viaggio parecchie ore prima se solo si scegliesse un approdo finale diverso da Stoccolma. Non ho con me la macchinetta, quindi non mi rimane traccia fotografica di questi splendidi posti. La giornata è soleggiata.

Alle 7.30 aprono il ponte delle auto e posso riprendermi il borsone; lo porto in cabina e finisco di separare i bagagli. Intanto Mario si sveglia, prepara le sue cose e andiamo a fare colazione. Alle 9.30, in perfetto orario, sbarchiamo a Stoccolma.

Decidiamo di organizzarci così: Mario mi accompagnerà in moto all’aeroporto (che dista una quarantina di chilometri!). Lì cercherò la combinazione migliore per arrivare a Bergen, quindi Mario ritornerà a Stoccolma dove raggiungerà e si sistemerà nell’ostello che avevo prenotato e per il quale avevo già pagato un anticipo, oltre ad aver lasciato il numero della carta di credito, a garanzia di una eventuale rinuncia non opportunamente disdetta!

Arriviamo in aeroporto in tempo per effettuare una prenotazione soddisfacente, al costo di solo 2019 corone svedesi (circa 220 €): alle 13.50 partenza da Stoccolma con arrivo a Oslo alle 14.45, quindi secondo aereo con partenza da Oslo alle 15.50 e arrivo a Bergen alle 16.40. Se tutto va bene, alle 17 dovrei essere alla stazione di polizia.

C’è il tempo per comprare e scrivere qualche cartolina, bere una cosetta e salutarci. Prelevo un po’ di corone svedesi e regolo i conti in sospeso con Mario, quindi mi separo per la prima volta dal mio amico di viaggio che, senza Tom Tom, senza il prof e con il solo aiuto di una cartina si indirizza verso l’ostello in una Stoccolma linguisticamente ostile. Ci arriverà, ci arriverà! Le mie operazioni di imbarco sui due aerei sono, invece, tutte da raccontare.

Mi metto in fila, per effettuare il check-in. Non ho bagagli, eccetto la borsa serbatoio, che intendo portare stretta stretta a mano con me: non ho nessuna intenzione di stare ad aspettare davanti ai nastri trasportatori negli scali di arrivo!

Sbrigo il check-in e faccio la fila per superare i controlli di routine che, dopo gli atti terroristici degli ultimi anni sono particolarmente severi. Arriva il mio turno, metto tutte le mie cose in un cestino e passo dall’altra parte della barriera. Ma non ci passa invece la borsa serbatoio! Gli addetti non riescono a capire il perché, quindi incominciano a rovesciare il contenuto della borsa (ohi ohi quanta fatica sprecata per riempirla con ordine!) e, per esclusione, la fanno passare più volte fino a individuare l’elemento sospetto in una bustina a strappo: il coltellino multifunzione!

Discussioni: la borsa non può passare, devo tornare al check-in e consegnarla come normale bagaglio non a mano. Figuriamoci se posso accettare una cosa del genere! Non riesco a convincere gli inflessibili poliziotti, quindi decido di rinunciare al mio utensile e lo lascio nel calderone della miriade di oggetti analoghi lasciati da altri sfortunati viaggiatori.

Arrivo finalmente a bordo del mio primo aereo della giornata e qui incomincio ben presto a innervosirmi. L’aereo non parte, infatti, all’orario stabilito, ma con una ventina di minuti di ritardo e questo, per me, è preoccupante, visto che a Oslo avrei solo un’oretta per la coincidenza.

ALTChi l’avrebbe detto che nel nostro tour a Capo Nord avremmo visitato anche gli aeroporti!
ALTA bordo mi rilasso con la vista degli stupendi paesaggi, con i laghi della Svezia meridionale.
ALTAltro aereo, altri splendidi paesaggi. Qui sto trasvolando, molto probabilmente, il ghiacciaio di Hardangerjørkulen (1862 m).

Mi rilasso scattando un buon numero di fotografie sui bellissimi paesaggi trasvolati e, vista l’ora, ne approfitto per un sandwich freddo da 5 €.

Alla stazione di Oslo proverò altre ansie e tensioni. Non so se per colpa mia o perché non sono stato opportunamente indirizzato, sono costretto a uscire dalla zona internazionale per rientrare in quella nazionale; quindi perdita di tempo, in giro per stand, hall, scale, exit, gate, wc… Poi, nuovi controlli antiterrorismo. E qui, sorpresa: la borsa non passa di nuovo!

Mi fanno togliere cintura, stivali, passo avanti e indietro dal controllo; la borsa viene sventrata del suo contenuto, provata e riprovata e, alla fine, sentenziano… non può passare!

Chiedo allora con fermezza di poter vedere in video la causa del divieto e che ti vedo? 5 cerchietti, 4 a formare i vertici di un rettangolo e uno al centro: i cinque magneti che tengono ferma la borsa al serbatoio! E a Stoccolma non li avevano rilevati!! Questi sono i mezzi antiterrorismo; a Oslo non si passa, a Stoccolma si può!!!

Il tempo trascorre, inesorabile; incomincio a sudare e a incazzarmi. Faccio presente l’innocua ragione del divieto e i minuti che mancano alla partenza del mio aereo. Finalmente si convincono, mi rivesto febbrilmente, butto la roba nella borsa che, ovviamente, ora si chiude con difficoltà; quindi, via, saltellando, verso il gate del mio volo.

Entro dal portellone dell’aereo appena prima che si chiuda. I passeggeri già seduti ai loro posti mi guardano con ironica curiosità: non è frequente vedere arrivare trafelato a bordo di un velivolo un essere sudaticcio e accaldato, vestito da cosmonauta, casco in una mano e borsa nell’altra e, quando si toglie la giacca, con tartarughina di protezione sulla spalla. Sfido chiunque ad affermare di non aver almeno sogghignato leggendo questa descrizione!

Dopo un’altra splendida trasvolata sono finalmente a Bergen, in perfetto orario. Non ho una corona in tasca, quindi ne prelevo 1000 dal bancomat dell’aerostazione e prendo il bus che mi porta in centro. Il veicolo è pieno di ragazzi di diverse nazionalità, con zaini e attrezzatura da campeggio. Hanno scelto bene e so che si divertiranno e non dimenticheranno l’esperienza.

Arrivo in centro, vicino al mercato del pesce, praticamente nei pressi del luogo in cui “si erano prestati” la mia moto. Mi fiondo alla stazione di polizia, sono ormai le 5 passate e, in un inglese malfermo, sparo: “Salve, sono Mr Laddomada, cercavo Mrs Sari perché lei conosce il mio caso” (balle, sapevo che era out dalle 15 in poi). La poliziotta mi sorride e mi informa che anche lei conosce il mio caso. Bene, “allora potrà aiutarmi a riprendere la moto”. Rimane perplessa, si consulta con un collega, mi chiede quanto posso fermarmi in città… Alt. Dico con fermezza che intendo ripartire immediatamente… e il mio abbigliamento non lascia dubbi al riguardo! Si commuove. Si dà da fare. Mi fa aspettare nella hall-salotto; dopo alcuni minuti viene e mi fa firmare delle carte (incomprensibili, ma io firmo lo stesso!) e mi avvisa che “però, devi aspettare 30-60 minuti, in attesa che arrivi la pattuglia che ti accompagnerà al Viking, dove è custodita la moto”. Rispondo che sarei stato buono buono e che avrei aspettato anche tutta la notte! Mi fa un bel sorriso che quasi quasi me la sposo (ammettono bigamie da queste parti?) e ritorna alle sue incombenze.

Non aspetto neanche 30 minuti ed entra una bella poliziotta bionda che mi dice di seguirla; lei è quella che mi accompagnerà al Viking. La ringrazio e, mentre prendo le mie cose, mi informa che lei è quella che ha materialmente ritrovato la mia amata… Non ci vedo più dalla contentezza e, fors’anche malizioso e voglioso, l’abbraccio e le appioppo due bei bacioni in faccia. Lei sembra corrspondere… avevo temuto che mi allontanasse con fare professionale, tipo “prego prego non c’è bisogno, si contenga”.

Usciamo, entro nell’auto di servizio, faccio conoscenza con la sua collega al volante (si chiamano Tordis e Hilde ma non ricordo chi delle due è l’una o l’altra) e ci dirigiamo verso il Viking. Scopro che non è proprio vicino; avremo percorso una trentina di chilometri quando entriamo nel deposito dove normalmente vengono custoditi i mezzi beccati in sosta vietata. Faccio conoscenza con alcuni addetti e, tutti quanti ci avviamo verso la mitica…

La vedo già da lontano e mi viene un tuffo al cuore. Sembra in buona salute, non manca niente. Il bauletto è integro, nessun tentativo di effrazione. Tiro fuori le chiavi di riserva (che avevo diligentemente portato con me) e faccio per mettere in moto. Niente. Apro il serbatoio e scuoto la moto per scoprire che effettivamente il gorgheggio della benzina è scarso e lì mi ricordo della discussione in Lissta sul doppio fondo del serbatoio della Transalp.

L’addetto si offre di accompagnarmi in jeep ad un distributore lì vicino: quanta gentilezza ho trovato tra queste persone! Mi viene in mente la leggenda metropolitana del “popolo italiano incivile ma gentile e simpatico” e sorrido. Riempio cinque litri di carburante in una tanica (che il mio gentile autista aveva prima preparata e ripulita) e ritorniamo in garage. Verso il tutto in serbatoio e riprovo… Niente!

Allora incomincio a preoccuparmi; mi avevano detto che sembrava “guidabile”, ora invece chissà quale meccanico avrei dovuto interpellare e per chissà quanti giorni avrei dovuto sostare forzatamente a Bergen. Stavo per chiedere informazioni su un buon meccanico e il tizio viene a premere il fatidico bottoncino rosso dell’alimentazione generale. Che figura! Lo avevo inavvertitamente premuto…

Inutile dire che, ora, la moto si è avviata perfettamente. Che delizia il suo rombare! Non vedevo l’ora di partire; prima però ho dovuto prepararmi, controllare il contenuto del bauletto, visionare meglio le diverse componenti… Quando sono finalmente pronto chiedo se ci sono delle spese da pagare. NIENTE. Non ho pagato neanche un centesimo!

Sapevo che in Norvegia pagavano un casino di tasse e che i norvegesi erano quasi quasi felici di farlo; loro, infatti, non pagano praticamente nulla per i servizi essenziali, dal momento della nascita fino a quello della dipartita. Il Viking, da quanto ho appurato in seguito, esisteva praticamente in tutte le città e, probabilmente, era uno di quei servizi che vengono gestiti dallo stato, quindi finanziati con i soldi dei contribuenti.

Saluto tutti, strette di mano e complimenti per l’efficienza dimostrata, un paio di altri baci alle tutrici dell’ordine (stavolta accontento sia Tordis che Hilde J ) e mi avvio con trepidazione e incredulità verso Oslo. Erano ormai quasi le otto e logica voleva che andassi alla ricerca di un posto per passare la notte. Mancpucaz! Non stavo nella pelle e volevo subito cavalcare la motina ritrovata, non avevo dormito la notte ma mi sentivo fresco come una rosa, percepivo un feeling con Lei che mai avevo provato, dovevo continuare subito verso Oslo, anche di notte, almeno fino a quando mi sentivo di poterlo fare.

Mi fermo subito dopo per fare il pieno e per scattare alcune fotografie all’amante ritrovata, cosa che mi era sembrato imbarazzante fare al deposito del Viking.

ALTC’è proprio tutto, persino il bauletto, intatto…
ALT…e anche il contenitore per il TomTom (manca solo il coperchio, che era tenuto fermo da tre-quattro miseri elastici)
ALT…e, finanche, sventolava ancora la bandierina della Tavesuvio, reduce dell’ITT e dopo almeno 2000 chilometri di trasferimenti spesso ventosi!

Non c’è che dire: questo si chiama CULO, mi passerete il francesismo, ma non c’è circostanza più indicata della mia a meritarne il termine.

Telefono a Mario per informarlo degli avvenimenti e per approntare un cambio del programma. Mi fa gli auguri e usa la stessa parolina per riferirsi alla mia fortuna. Circa il cambio di programma mi chiede: “Non è che ci sarebbe la possibilità di rimanere un altro giorno ancora a Stoccolma? Mi sto divertendo moltissimo!”

Mario! Basta lasciarlo solo e chissà cosa ti combina. Qualche giorno più tardi mi racconterà anche di aver corso dei pericoli la notte successiva, con dei tizi che lo seguivano cercando un approccio non si sa bene di che tipo. Mi dice che la città è veramente bella (beato lui! Io l’ho dovuta semplicemente bypassare) e che desidera scorazzarci ancora un po’. Gli rispondo che questo comporterebbe qualche contrattempo non trascurabile. Innanzitutto sarebbero saltate le prenotazioni successive (di cui una già interamente prepagata!) e lui stesso era scoperto di prenotazione per la seconda notte; inoltre, e soprattutto, gli feci osservare che mentre lui pensava di sollazzarsi a Stoccolma un altro giorno (a fare che? tra l’altro), io per un giorno avrei fatto cosa dove e con chi? Avremmo dovuto separarci? Costi maggiori? Ne valeva la pena?.

Insomma, le mie terroristiche osservazioni hanno un qualche effetto e raggiungiamo un compromesso: lui sarebbe stato ancora una mattinata a Stoccolma, poi avrebbe preso la strada per Goteborg; io avrei dormito da qualche parte sulla strada per Oslo e l’indomani mi sarei portato verso Goteborg, dove ci saremmo incontrati a sera. Mi rendevo conto che, se fosse partito veramente in mattinata tardi, avrei dovuto aspettarlo a Goteborg per parecchie ore ma, pazienza, almeno non avremmo scombussolato il successivo viaggio insieme.

Dunque, mi rimetto in cammino verso Oslo. Rifaccio la E13, che avevamo percorso con Mario lasciando Bergen verso Capo Nord; ma stavolta lo spirito è diverso, e anche la moto!

A Voss lascio la E16 per la 13, attraverso una lunga galleria e, dopo qualche chilometro, riprovo la sensazione di veder finire la strada di botto su un molo. Ma ora erano le 11 di notte. Fortunatamente i traghetti funzionano sempre e, dopo un quarto d’ora attraverso l’Eidfiorden. Approfitto per mangiare una specie di sandwich; lascio i soldini in una cesta al fianco del contenitore (a quell’ora non c’era nessun addetto; che fiducia nel prossimo!) e, non appena finisco il mio “pasto”, sbarco sull’altra riva del fiordo.

Mi rendo conto a questo punto che sarebbe meglio interrompere la cavalcata notturna. A Eidfjord, un paesino turistico che sorge al termine del fiordo, riesco a trovare una hitta decente a un prezzo abbordabile (350 NOK). Finisce così la giornata per me più emozionante dell’intero viaggio.

Pernotto di Mimmo

Bergslien Turistheim – 5783 Eidfjord i Hardanger –
Campingrom: 350 NOK
In realtà era una hitta (non isolata) con angolo cottura e 3 posti letto. Non so se in tre si paga la stessa cifra, ma già da solo il prezzo mi è sembrato accettabile, specie in relazione al tipo di stanza. I servizi igienici sono però fuori e non è compresa la colazione (sì, penso che il prezzo in tre non sarebbe cambiato).

Pernotto di Mario

Kronohäktet Langholmsmuren 20  – 11733 Stockholm – 46 8 7208500
http://www.langholmen.com/It/
1 double Room - 595 SEK

Non sono pochi (circa 65 €) ma siamo a Stoccolma e Mario mi ha detto che era una buona sistemazione in cui si è trovato bene. Parcheggio interno e non mi risulta che ci fosse colazione compresa.
La costruzione è caratteristica: infatti l’ostello si sviluppa in un antico penitenziario e le celle non sono altro che le stanze in cui si va a dormire.