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Samarcanda NO tu NO - 2010
 

Km
Giorno Data Tappa Paesi parz. tot.
13 mar 10 ago  Quazvin - Kashan IR 434 5557

Percorriamo tutti insieme la silk road da Qazvin fino alle porte di Teheran; poi, Ettore e Fabio proseguono per Kashan mentre Giovanni e io ci fermiamo per fare il punto della situazione.

Stiamo dando un'occhiata alle nostre carte e ci chiediamo come fare per raggiungere l'indirizzo che abbiamo in mano, quando alle nostre spalle si ferma un'automobilista che smonta e ci chiede: "ma siete italiani, voi? sapete, ho visto le targhe...". Ma chi ti ha mandato? penso, io; non solo conosce la zona ma parla pure italiano!

Grazie alle sue indicazioni riusciamo a fare inversione (siamo in autostrada!) e a trovare lo svincolo giusto; dopo altre informazioni arriviamo finalmente in una zona recintata, a cui si accede mediante un brevissimo sterrato. A fianco di una costruzione, sotto un ombroso albero, c'è un gruppo di persone che socializzano, con l'immancabile tè e dolcetti di accompagnamento.

motocrossometroArrivo al motocrossometro
Alla ricerca delle candele "buone".

[Foto al volo col cellulare]
Teheran
Teheran: ripartenzaRipartenza dal motocrossometro

Ci presentiamo; ci dicono che ci aspettavano (?!). L'amico di Masuleh li aveva avvertiti per telefono. Quello che sembra il boss del gruppo (di stazza fisica ragguardevole) ci spiega che siamo capitati in un motocrossometro, non in una officina, ma non c'era da preoccuparsi, loro avrebbero fatto di tutto per aiutarci.

In effetti, telefonano a un meccanico, che però non aveva l'officina, ora fa il taxista; questo arriva subito dopo col suo taxi sgangherato, mi fa smontare i bagagli, toglie il serbatoio, dà un'occhiata alle candele, controlla l'olio, si consulta con Giovanni e gli altri e alla fine sentenzia come segue: il motore ha qualcosa (ma va?!), per sapere cosa bisognerebbe aprirlo, ma poi son guai perchè i pezzi ce li sogniamo, bisognerebbe farli arrivare da Dubai, almeno 15 giorni, l'unica cosa che si può fare è tenere continuamente d'occhio il livello dell'olio, rabboccando quando ci vuole e cambiando qualche candela quando si va "a 1"; perciò andremo a Teheran a cercare candele buone, le due cambiate negli ultimi giorni erano candele "cinesi", non buone.

E così facciamo. Mi invita a entrare nel suo taxi e via ad immergerci nel caos del traffico di  Teheran! Dopo un'oretta (sic!) giungiamo in uno strano quartiere; non c'è una costruzione, dico una, adibita ad abitazione o attività commerciali e artigianali che non fosse legato al mondo del motoveicolo; stiamo parlando di, un quartiere intero! Lo giriamo un paio di volte, facendo diversi tentativi. Alla fine, sicuro di se, Adib (se ricordo bene il suo nome) mi invita a scendere e andare con lui: ci infiliamo in un grosso caseggiato, giriamo a destra e a sinistra fra stand e cataste di contenitori multiformi, ci infiliamo in un cunicolo e, alla fine, entriamo in un bugicattolo 1,5 m x 2 m con dentro tre persone e tutt'intorno scaffalature piene di accessori elettrici per moto.

Dopo una spiegazione di quello che andavamo cercando, il gestore mi mette due scatole di candele DENSO X24ES-U sul banconcino e Adib mi invita a pagare, assicurandomi che sono quelle buone. Chiedo il prezzo e mi viene detto: 260000 rial. Mi viene un colpo, ma poi faccio un rapido calcolo... sono solo 20 € per 20 candele! Al mio ritorno in Italia, il mio meccanico mi dirà che ho fatto male a non prenderne una cassa...  In effetti, dopo che le avremo sostituite entrambe (al cilindro anteriore), non cambierò più candele fino al rientro a casa.

Ritorniamo al motocrossometro (un'altra ora di stress!), cambiamo le candele, rimontiamo il tutto e ripartiamo, dopo aver ringraziato, abbracciato e salutato i nostri amici. Peccato che il "boss" fosse andato via. Era stato l'unico che avesse capito il mio stato d'animo e concordava con me che dovevo seguire il mio cuore e la voglia di continuare il viaggio, quando sia il meccanico che Giovanni mi sconsigliavano dal farlo in quelle condizioni (mi aspettavano altri 15000 km, tre tappe desertiche in carenza di carburante, con temperature anche di 50°, la sterratazza della tundra kazaka... i bagagli!).

Dimenticavo, dopo aver chiesto di pagare il disturbo agli amici del motocrossometro, la risposta è stata: niente! ...tempo, taxi, lavoro, niente di niente, tè biscotti e provviste per il viaggio (pure quelle!) compresi nel "prezzo". Ci stiamo pericolosamente abituando a questa squisita ospitalità del popolo iraniano; al ritorno in patria ce la faremo a sopportare le nostre quotidiane piccolezze? 

Intanto, con Giovanni sono un po' ombroso; il suo consiglio di rientarre mi sembra "senza cuore"; il mio pulsava diversamente. Dopo un rifornimento non riusciamo a trovare la strada di rientro sulla tangenziale, quindi attraversiamo Teheran zigzagando tra altrettanti zigzaganti veicoli di tutte le fogge, carretti e tricicli compresi. Ne riemergeremo che sto quasi per svenire per lo stress! 

Dopo una veloce cavalcata, costeggiando il deserto del Dasht-e-Kavir, ci ricongiungiamo agli altri due amici a Kashan. L'albergo è abbastanza buono, le moto riusciamo a tenerle al riparo, parcheggiate sull'ingresso. Prima di salire in camera, controllo e rabbocco l'olio, come farò nei giorni successivi, alla fine di ogni giornata.

Kashan: relax seraleKashan: relax serale

Per quella sera ci concediamo una cenetta tradizionale in un posto tradizionale... e nel modo tradizionale, seduti su tappeti stesi su piani rialzati. La serata è mite, quindi ci sistemiamo all'aperto.

La discussione verte subito sulla decisione che dovrò prendere. Ricevo la solidarietà e il riconoscimento del mio stato d'animo, che non vorrebbe rinunciare a un viaggio importante, preparato e sognato da mesi. Ma mi si consiglia di vedere la faccenda in modo razionale, a considerare le difficoltà del viaggio e la forte probabilità che possa rimanere a terra in un posto sicuramente privo di assistenza meccanica ma anche di mezzi per poter recuperare la moto, una moto da 140.000 km sulle spalle e che sicuramente non valeva quello che avrei speso. Solo il rientro in aereo da Taskent costava circa 2000 € (lo si sapeva perchè era quello che avrebbero pagato Ettore e Marzio), da aggiungerci il trasporto privato per chissà quante centinaia (o migliaia!) di km. Sempre che si fosse trovato uno disponibile a tirarmi fuori, magari da un posto sperduto nel deserto.

Insomma, un bel dilemma. Se proprio non me la sentivo di interrompere brutalmente e fossi disposto ad accettare i costi richiesti, avrei potuto evitare il deserto dei prossimi giorni, separarmi dagli altri tre, ritornare a Teheran, fami la strada che costeggia il Caspio e altre zone relativamente popolate per incontrarmi con i tre compagni di viaggo a Mashad il 21 agosto, il giorno prima del passaggio della frontiera turkmena, dove ci aspettava la guida locale, obbligatoria per attraversare il Turkmenistan. Il successivo deserto turkmeno l'avremmo attraversato con l'ausilio del mezzo d'appoggio della guida, quindi, se avessi avuto qualche avarìa, la cosa sarebbe stata meno drammatica. Beninteso, a Taskent avrei dovuto prendere l'aereo di rientro insieme a Ettore e Marzio: di attraversare il Kazakistan e l'Europa Orientale non se ne parlava nemmeno! Con questo bel busillis da risolvere rientriamo e ci ritiriamo a dormire.

Durante la notte prendo la decisione: sarei rientrato a casa! Le incognite, i rischi e le spese erano tanti e, soprattutto, non volevo rischiare di rovinare la festa ai compagni di viaggio, anche se una eventualità del genere è una cosa che ciascuno di noi mette in preventivo, quando si accinge a un viaggio di questo genere.